MESSICO – TRA NATURA E MITI

Era un’occasione speciale e desideravo fare un viaggio speciale.

È vero, tutti i viaggi lo sono perché portano a scoprire qualcosa di diverso dalla quotidianità a cui si è abituati e offrono un’occasione di crescita. Ma questa volta il desiderio di fare una cosa fuori dagli schemi era forte ed era stato dettato da un richiamo.

Si, il Messico mi chiamava da tempo, chissà perché.

“È pericoloso!” dicevano tutti; forse a causa del clima politico, forse perché sui Maya si sa molto poco e quel poco si nutre di dicerie su profezie nefaste.

Eppure, qual richiamo era forte e io sentivo di doverlo seguire.

E quando l’occasione si è presentata tutto si è realizzato nel migliore dei modi.

Periodo vantaggioso, clima favorevole, un angelo custode che ci ha proposto itinerari adattati alle nostre esigenze e ai nostri interessi; e soprattutto la possibilità di viaggiare con la mia meravigliosa famiglia al completo.

Partiamo a metà febbraio e già il suggerimento del nostro angelo custode di viaggiare in Economy Premium si rivela vincente. Il viaggio inizia da lì. Coccolati, comodi e risposati arriviamo a Cancún nelle migliori condizioni.

Tre giorni di paradiso in un hotel che affaccia sul punto più bello della costa sembrano già un sogno che si avvera. Mare meraviglioso e la possibilità di goderselo oziando, oppure facendo lunghissime passeggiate, o ancora praticando sport aquatici o gite organizzate. Lo stacco perfetto dalla vita caotica che ci lasciavamo alle spalle.

Finiti i tre giorni però ci aspetta il tour dello Yucatan.

Il nostro angelo ce lo organizza mettendoci a disposizione un SUV: noi quattro e una guida dedicata.

E che guida!!!!

Aaron è un appassionato di storia e archeoastronomia e con ogni parola trasmette la sua conoscenza con entusiasmo e parole semplici. Ci ha catturati, ci ha coinvolti e ci ha portato per mano incontro ad una cultura lontana, misteriosa, una realtà diversa, affascinante e “logica” con leggerezza, allegria e buonumore.

La penisola dello Yucatan ci da il benvenuto con una visita in barca alla Riserva della Biosfera sul Rio Lagartos. Uccelli di ogni tipo, fenicotteri rosa, aquile, gabbiani, liberi nel loro habitat naturale. Coccodrilli mimetizzati nelle foreste di mangrovie. E silenzio. Silenzio interrotto solo dal fruscio del vento e dai richiami degli animali. Un tempio a cielo aperto in cui si celebra la natura nella sua dimensione più vera e più selvaggia. Poi una distesa di sale rosa che disegna un confine immaginario con un cielo blu cosi sfacciato da creare un contrasto di colori impossibile da rendere persino in una foto. Agli occhi è permesso registrare l’emozione, alla fotocamera no: non così.

Il giorno seguente si visita Chichen-Itza e li – per la prima volta il cuore si apre ad un patrimonio di conoscenza e tradizione. Il pensiero che ogni pietra posata sia stata frutto di una elaborazione di calcolo e dell’osservazione della posizione del sole, dei pianeti, e di conseguenza del susseguirsi delle stagioni mi commuove. Generazioni di uomini si sono tramandate nozioni matematiche maturate attraverso decenni di osservazione ad occhio nudo del cielo e del territorio. Tutto questo mi sorprende e mi restituisce l’immagine di un popolo fiero, completamente integrato nel sistema “terra” al solo scopo di comprenderne i ritmi e prevedere i momenti propizi nei quali essa avrebbe reso all’uomo i suoi servizi migliori. Nessuna forzatura, solo rispettosa osservazione, apprendimento, pianificazione e azione.

Questo sentimento mi accompagnerà per tutto il viaggio in ogni sito archeologico: Uxmal, Campeche, Palenque luoghi pieni di magia, testimoni silenziosi di qualcosa che sembrava essere stato perduto e che in questo nostro tempo tecnologico, informatico e globalizzato reclama la sua prima intenzione. Si racconta.

Ma le bellezze naturali dello Yucatan sono ineguagliabili. Celate allo sguardo di chi passa per caso, sono intatte e misteriose. Accolgono e si mostrano, ma solo a pochi concedono il privilegio di “percepire” che c’è qualcosa di più.

Nelle grotte di Loltun abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria.

Eravamo gli unici 4 turisti e le grotte erano completamente vuote. La nostra guida ha chiesto ad uno sciamano di portarci a visitarle e di spiegarcene i segreti.

Oltre alla magnificenza naturalistica di questo luogo, alle cattedrali calcaree di stalattiti e stalagmiti, queste grotte deserte conservano intatta l’antica magia e – come immobili colossi – stanno lì in eterno ad attendere che l’uomo, di ogni epoca, di ogni generazione, di qualunque paese sia pronto ad accogliere quanto hanno da insegnare. Pilastri di roccia che al tocco della mano vibrano sulla nota di un mantra; caverne cieche che si inondano di vento freddo; pietre colme di acqua che si rabboccano goccia dopo goccia, man mano che essa evapora. Queste grotte hanno protetto gli yucatechi dalle persecuzioni e hanno offerto loro riparo e sostentamento, ma anche bellezza e opportunità di integrazione con esse.

Vi avevo parlato del mio richiamo, giusto?

Beh, uno dei luoghi che avevo in testa erano i Cenotes: il territorio ne è pieno.

Avevo visto tante immagini fantastiche ed esse mi avevano instillato il desiderio di viverle dall’interno.

Posso assicurare che nuotare in quei Cenotes è un’esperienza intensa, ben oltre quello che avevo in mente. Alcuni sono a cielo aperto, circondati da rocce e mangrovie; altri sono sotterranei, aperti verso l’esterno solo per mezzo di profonde fenditure, in cui fasci di luce naturale esaltano il colore dell’acqua dolce; e ce ne sono altri in cui le fenditure sono provocate dagli alberi di Ceiba che, per vivere hanno bisogno di affondare le radici in un terreno umido. Questi sono la manifestazione dell’antico concetto Maya di equilibrio fra i tre livelli del cosmo: l’inframondo, la terra e il cielo. I Maya credevano infatti che l’albero Ceiba piantato al centro dell’universo sprofondasse le sue radici nell’inframondo e che il tronco e i rami trapassassero i vari livelli che componevano i cieli. Quell’albero sacro tracciava la via per una presa di coscienza, quella della vita che anima l’universo. Un tripudio!!!

Un altro luogo di cui voglio raccontare è Bacalar e la laguna dei sette colori.

Questa laguna di acqua dolce ricopre vari Cenotes, non sono visitabili a causa delle correnti che possono risucchiare in profondi cunicoli sotterranei. Ma la bellezza della laguna in qualsiasi ora del giorno è ineguagliabile. Al tramonto in particolare la sabbia bianca del fondale restituisce l’azzurro del cielo e il verde delle coste e si mescola al rosso del sole che scende tra un velo di nuvole rosa. L’acqua della laguna è tiepida, accogliente e un giro in barca è davvero una opportunità che non si può perdere.

Il nostro viaggio si conclude a Tulum, sulla Riviera Maya. Si ritorna alle rotte più commerciali e caratteristiche, come Playa del Carmen, famosa e celebrata.

Ma il nostro angolo di paradiso sarà a Xpu-Ha in un lussuoso resort eco-sostenibile immerso nel verde: Il Serenity Camp. È li che chiuderemo la nostra avventura.

Si dorme in tende spaziose e molto confortevoli, dotate di tutto il necessario. La filosofia del Serenity Camp è quella di coccolare l’ospite con tutti i comfort, come ad esempio la vasca idromassaggio privata a cielo aperto, senza per questo dover alterare l’equilibrio e la bellezza della costa con costruzioni poco adatte al paesaggio. Nel Camp si invita al rispetto e alla consapevolezza attraverso la richiesta di moderare lo spreco dell’acqua, di usare saponi ecologici e non inquinanti, di rispettare la convivenza con gli animali presenti nel Resort e a mantenere il silenzio oltre una certa ora, poiché attraverso le tende passa ogni tipo di suono.

Il tempo vola ed è tempo di tornare a casa. Ed è allora che ci si chiede: Cosa porto con me?

Apro la libreria del mio cellulare e osservo le foto che ho scattato in quei giorni.

Porto con me il sorriso

In quelle foto vedo i volti dei bambini che salutano incuriositi quattro turisti pallidi ai quali cercano di vendergli i cappelli. Vedo la faccia di mia figlia a cui servono una fettina di carne di iguana; vedo le camicie ricamate dalle ragazze yacateche; vedo mio figlio che scompare attorcigliato in un’amaca bianca, come una crisalide extralarge; vedo mio marito arrampicato in cima all’ennesima scalinata con la sua macchina fotografica nonostante il vento e qualche goccia di pioggia.

Chiudo gli occhi e inspiro

Mi è rimasto addosso il profumo dei pranzi fatti al volo ai banchetti di empanadas; le birre bevute a bordo piscina per l’aperitivo della sera e l’odore del vento che sa di mare.

È tutto qui, dentro di me. E penso…

Non un viaggio ma IL VIAGGIO.

Grazie angelo custode!!!

Sabrina Duranti

Expert Travel Writer